464 LIBRO XXII, CAPO VII. pur affettare i milanesi non curanza e disprezzo: perciò, volendo ostentare grandi forze e coraggio, uscirono armati in numero di sessanta mila, e presentarono allo Sforza audacemente battaglia. Nè il loro apparalo sgomentò punto Francesco : sicuro anzi della inabilità di quella moltitudine disordinata, sfilò prontamente le sue schiere in ordine di combattimento. Ciò fu bastevole perchè i milanesi non ardissero avvicinarglisi : cosicché, tra gl’ insulti e le beffe dell’ esercito assedialore, ritornarono ben presto a chiudersi nella loro città. CAPO VII. Furto delle giojc del tcsom di san Marco. Raccontano a questo tempo gli storici ed i cronisti, siccome un avvenimento memorando e strepitoso, lo spogliamenlo del tesoro di san Marco, a cui si accinse audacemente uno straniero, nominato Starnati Carsioti di Rclimo, nel marzo dell’anno 1449. Egli ebbe opportunità di vederne le preziose gioje nell’ occasione, che erano state queste mostrale al marchese lìorso di Eslc ; e vedutele se ne invogliò, e pose tosto l’animo a progettare il modo di togliersele. Chiunque conosca la posizione del luogo, ove si custodisce anche al giorno d’ oggi il poco che sopravanzo dell’ antico tesoro di san Marco, può ben conoscere altresì la difficoltà, per non dire l’impossibilità, che vi è di poterne, non che azzardare, nemmeno immaginare lo spogliamenlo. Eppure costui non si sgomentò nè per la grossezza enorme delle muraglie, nè per la pubblicità del luogo, nè per la fortezza dei raddoppiati cancelli, nè per qualunque altro ostacolo validissimo. Egli si nascose nella chiesa di san Marco, facendovisi chiuder dentro di notte, e poi con chiave false entrò nella contigua cappella di san Giovanni, dov'è il baltisterio. Munito degli ordigni occorrenti, staccò dalla parete, che separava quella cappella dal luogo del tesoro, uno degli ampii quadri di marmo, di