320 LIBRO XXIII, CAPO XXIII. città le costrinsero a ritornare frettolosamente sulle galere ed a salvarsi colla fuga. Ed anche ciò fu conseguenza della poca avvedutezza del comandante generale, perchè non erano formali con precisione i dovuti concerti tra la flotta e le truppe da sbarco, acciocché si desse un doppio assalto alla piazza. Queste avevano anticipato le mosse di quella, e cosi diventarono inutili le operazioni di entrambe. Pietro Mocenigo era venuto ad unirsi alla flotta nel momento, che le truppe da terra incominciavano 1’ assalto. Il Canale gli comunicò tosto il suo piano di battaglia, assicurandolo, che la città sarebbe stata infallibilmente ricuperata, se per qualche tempo ancora gli fosse stato lasciato in mano il comando; ma che depone-valo senza rammarico e che cedeva al valore e alia buona fortuna del suo successore tutta la gloria di questo avvenimento. Alle quali dichiarazioni rispose il Mocenigo, che, sicuro essendo del-T esito, continuasse a comandare 1’ attacco, ed egli si ascriverebbe a gloria 1’ ubbidire, siccome 1’ ultimo de’ suoi uffiziali, agli ordini suoi. Nè questo leale ed onesto procedere del Mocenigo penetrò punto l’animo insensibile del Canale : soggiunse, non voler correre il rischio di un’ impresa, la cui gloria avrebbe dovuto dividere con un altro. Allora il Mocenigo eseguì il comando ricevuto dal senato, e lo fece arrestare insieme col suo figliuolo e col suo secretano. Nel mentre che i due comandanti disputavano tra loro, le truppe di terra erano state rispinte dai turchi e ritiravansi in disordine. Mocenigo non riputò conveniente 1’ ostinarsi in una impresa così male calcolata e di esito così incerto. Accolse sulle galere le truppe fuggitive e diresse le prore alla volta di Candia. Sulla galera di Marco Bondumiero fu spedito a Venezia tra i ferri il comandante Canale. Giuntovi appena, gli avvogadori Io accusarono su quattro punti : primo, che avendo potuto attaccare facilmente la flotta turca, avanti che s'inoltrasse nel canale di Ne-groponle, ne aveva trascurato l’occasione; secondo, che non aveva