ANNO i ^i>0. 177 commesso misfatto, il gentiluomo Benedetto Grilli, ch’era nipote di Triadano Gritti, uno dei capi del consiglio dei dieci, s’incontrò a Mestre in esso Oliviero, che menava una barca carica di legna, ed interogollo se recasse da Venezia una qualche novità. Nessuna rispose colui, tranne che jeri a sera fu ucciso Almorò Donalo. Benedetto, giunto a Venezia, raccontò dell’ incontro con Oliviero a suo zio capo dei dieci, il quale, fattane relazione alT altro suo collega superstite Antonio Venicro, capo anch’ egli dei dieci, concertò con esso di portarne accusa al consiglio; tanto più, che la sera precedente, alle ore cinque (li notle, cioè un’ ora dopo avvenuta il caso del Donalo, era stalo veduto in città il sospetto Oliviero. Fu deliberato quindi, che lo si arrestasse : e, condotto dinanzi al consiglio, fu costante in sostenere la sua innocenza, malgrado la tortura a cui fu posto; sicché in più giorni gli furono dati ottanta traiti di corda. Ed egli durò sempre costante e imperterrito nel dichiarare di non saperne tampoco e nel negare qualsiasi intelligenza od ordine avuto dal figliuolo del doge. Non di meno alcuni indizii da altra parte scoperti denunziavano costui come un mandatario del Foscari. Si pensò allora a far catturare anche il Foscari, a farselo venire a Venezia, e ad assogget-tarlo a rigoroso processo: e poiché insisteva costantemente nel negare di avere avuto qualsiasi parte nel fatto, di cui lo si accusava, fu sottoposto aneli’ egli ai tormenti. Ed anche tra i tormenti insistè sempre nel suo negare. Ma tali e tarili furono gl’indizii, che seppe dare il capo dei dicci Antonio Venicro, che il consiglio lo condannò ad essere confinalo nella Canea. Ma gl’indizii erano lutti fallaci, cdil Foscari veniva condannato ingiustamente. Scneseppe alquanto più tardi il colpevole : esso fu un Nicolò Erizzo, il quale « disse * al suo confessore in puncto mortis d’ aver egli ammazzato ser * Almorò Donato e non essere stalo ser Jacopo Foscari, il quale ' è stalo incolpato. E questo fece 1’ Erizzo per averlo condannato * in Quarantia per ladro e bandito, essendo Avvogadore. E nota, * che il detto Nicolò Erizzo con uno da ca’ da Mula si lasciarono vol. vi. 23