ANNO, 1456. 91 di Venezia ebbe a temere per quella parte veruna insidia che le minacciasse la perdita del suo dominio sulla città di Padova. CAPO XIX. Decreto del concilio di Basilea contro la repubblica di Venezia. Erano già trascorsi due anni e più nel rovesciamento di tante cose politiche ed ecclesiastiche : ed il concilio di Basilea, divenuto ormai conciliabolo, disputava col papa sul proposito di autorità ;'e per quella violenza, eh’ è propria di chiunque non è appoggiato alla verità ed al diritto, studiavasi di molestare chiunque, non aderente alie sue pretensioni, stava collegato col pontefice. Perciò ne furono presi a segno altresì i veneziani. L’ aquilejese patriarca Lodovico di Tee aveva portato lagnanze dinanzi al concilio, di essere stato spoglialo dai veneziani dei suoi possedimenti nella Pairia del Friuli. Lo presero a proteggere i radunati prelati ; e sì, che ne decretarono la restituzione, di cui fecero intimazione ai veneziani sotto minaccia di ecclesiastiche censure. Mandarono perciò a Venezia ambasciatore al senato Simone dalla Valle, « originale veneziano, dice il Sanudo, il quale espose ” in collegio a nome del concilio, che acciocohè il detto concilio » avesse effetto e che la Chiesa avesse il suo, che alla signoria no-” sira piacesse di volere restituire la patria del Friuli e eh’ essa ” non fosse cagione di sturbare tanto bene, quanto si trattava di ” fare. » Era altresì incaricato quest’ambasciatore di chiedere alla repubblica navigli da mandarli a Costantinopoli per condurre in Italia 1’ imperatore, il patriarca ed i vescovi greci, eh’erano invitati al concilio per trattare sull’ unione della chiesa orientale colla occidentale. L’ argomento era di somma delicatezza per la repubblica, sì per la restituzione delle terre al patriarca di Aquileja e sì per la somministrazione delle galere all’ uopo suindicato. Tuttavolta il