384 LIBRO XXIV, CAPO XXXII. » sensatamente i veneziani, dicendo, che dopo che sostenuto aveva- • no il peso della guerra in Grecia per 25 anni, furono spinti a » fare la pace dall’ ostinazione di papa Sisto IV nel mover guerra » ai fiorentini ; onde il senato non sentì di continuar ad impegnarsi » al di fuori, mentre lo stato dell’ Italia era conturbato. Vedasi il » lib. II, pag. 43. Una tal verità è confermata dal celebre cardi-» naie Bessarione nella seconda delle sue lettere esortatorie a’ prin- • cipi cristiani, poiché egli mette in bocca ai principi d’Italia » queste parole : che importa a noi? tocca ai veneziani, le quali po-» scia riprende egli come ingiuste e ree degl' infortunii sofferti. • Ed é poi falsa la notizia recata dal fiorentino Symeoni, circa gli articoli di questa pace, il quale sognò, che i veneziani cedessero ai turchi 1’ isola di Corfù. CAPO XXXII. Condizione politica degli stati d‘ Italia. t La notizia della pace stabilita tra il sultano e la repubblica di Venezia riuscì molto amara ai principi italiani e particolarmente al re di Napoli, a cagione delle sue mire sopra l’isola di Cipro, attraversategli con irresistibile opposizione dai veneziani. Egli inoltre collegato col papa stava già per invadere gli stati dei fiorentini; e dopo questa riconciliazione dovea temere, che i veneziani, non più occupali della difesa dei loro possedimenti in Levante, non rivolgessero le armi a difesa di Firenze, a cui erano collegati in alleanza. Né ai soli fiorentini si dirigevano le mire ostili di Ferdinando, ma si estendevano altresì contro Giovan-Galeazzo, giovine duca di Milano, il quale s’ era sempre conservato fedele allealo della casa de’ Medici. Tendeva quindi a nuocergli a tutto suo potere, per indebolirlo : ma questo pure era unito in amicizia coi veneziani. Per fargli male, sollecitò Prospero Adorno governatore di Genova a scuotere il giogo della sovranità di Milano, ed a ristabilirvi la