oZk LIBRO XXIV, CAPO V. ambasciatore caramano, cui questo principe gli aveva mandalo per complimentarlo con espressioni di viva riconoscenza, che superato Sechino sarebbe facile il guadagnare le altre piazze; e lo pregava perciò ad impegnarvisi a tutto suo potere. Il nostro generale mandò allora al campo di Cassambeì il provveditore d’armata Vetlor Soranzo per concertare il piano di guerra; e poscia spedi Coriolano Cepione da Trau, bravo capitano, ad esplorare lo stalo della fortezza. Informò questi, essere Sechino, su di un erto monte, lungi dal mare per due miglia, a un bel circa ; debole di muraglie e più debole di presidio, formato, per quanto potevasi intendere, di genti inesperte e indisciplinate. N" era comandante Mustafà, uomo perfido e ribelle a Dio ed al suo principe ; uomo, che devoto prima ai principi caramani, nel rovesciamento dello stato aveva cambiato religione e sovrano, e che in ricompensa della sua doppia apostasia aveva ottenuto dai turchi il governo di quella piazza. Assicurato da queste informazioni, Pietro Mocenigo andò sollecitamente colle sue forze e di terra e di mare ad assediarla ; sbarcò le genti e diede ordine al suo ammiraglio di darle tosto 1’ assalto dalla parte di terra, sperando di poterla far sua, senza adoperarvi le artiglierie. Ma dopo lungo combattimento e grave perdita di soldati, si accertò dell’ inutilità di quella fatica ; perchè a romperne le muraglie non bastavano le macchine da gittar sassi, vi volevano le artiglierie. Il generale, forse per guadagnar tempo, finché i soldati fossero meglio preparati all’assalto, mandò a dire a Mustafà, che volesse far esperienza della fede, piuttostochè delle arme dei veneziani; ma che se ricusasse di cedere, non avrebbe trovato in essi né pietà nè perdono. Alle quali intimazioni rispose colui, sé aver già fatto sperimento delle armi dei veneziani, riputarsi invincibile per la fortezza dei luogo, né temere di lunghezza di assedio, perché assai bene provveduto di vettovaglie, e meglio riputarsi appoggiato a questi sussidii, che non alla fede dei veneziani. Le ampollose parole di Mustafà vieppiù aizzarono lo sdegno del generale Mocenigo : il quale visitata intorno intorno la condizione