ANNO 1446. 153 Sforza, fratello del conte, disertò colle sue genti dall’ esercito, ed al cardinale Scarampi, patriarca di Aquileja e pontificio legalo, più guerriero che vescovo, lasciò tutto 1’ agio di ripigliare le oifese. E le ripigliò con tanto di vigore da mettere a soqquadro tutta quanta la Marca e costringere il contea cercarsi asilo e sicurezza in Pesaro. Ed ecco, che una seconda volta la necessità costrinse lo Sforza ad implorare suffragio nella riconciliazione col suocero, il quale, senza sciogliersi dall’ alleanza col papa Eugenio, fece nascere colla sua astuzia un tale cambiamento di affari, che indusse il conte ad essere occultamente amico suo, nel mentre eh’esteriormente mostrava di essere amico dei veneziani nemici suoi. In conseguenza di ciò, il Visconti, d’intelligenza collo Sforza, mandò le sue truppe ad invadere il territorio cremonese, eh’ era pur dello Sforza, a fine di muovere a qualche militare intrapresa la repubblica di Venezia. La repubblica, che operava lealmente, ne sospettava punto della fede del conte, fece intendere al Visconti, per mezzo dell’ ambasciatore veneziano Alvise Foscarini, essere stato di sommo stupore al senato, eli’ egli avesse invaso con le armi un territorio proietto dalla alleanza della repubblica. Alla quale dichiarazione contrappose il duca altra dichiarazione ; eh’ esso ambasciatore, cioè, meglio si sarebbe trovato sicuro in altro luogo, fuorché in Milano. Questa dichiarazione, contraria affatto al diritto delle genti, non poteva esser intesa, che per una solenne dichiarazione di guerra. E come tale appunto la intese la repubblica di Venezia, fedele alle sue promesse collo Sforza ed impegnata a proteggerne il territorio e l’onore. Perciò spedì sul cremonese un forte esercito, comandalo dal generale Michele Attendolo o Cotignola, il quale affrontò i milanesi presso a Casalmaggiore, e li vinse con sì piena vittoria, che rimasero in suo potere, oltreché lutle le tende e le bandiere nemiche, tutte le castella e le terre di qua dall’ Adda, a riserva della sóla città di Crema. Si preslò assai a questa impresa gloriosa Lodovico Gonzaga marchese di Mantova, il quale, dopo la morte di Gian-Francesco suo padre, era ritornalo al partito della repubblica. voi. vi. 20