anno 1479. 383 orientale, una solenne ambasciata. Vi mandò un pascià, accompagnato da numeroso corteggio. Questi fu ammesso all’ udienza del doge e della Signoria, ed espose, che il suo principe lo aveva inviato, per manifestare alla repubblica il compiacimento suo per la pace conchiusa. Presentò al doge una cintura di diamanti, cui mandavagli il gran-Signore in attestazione della sua amicizia, ed a patto di restituirgliela, quando T avesse chiesta, e di doversi riputare allora sciolto e annullato 1’ ultimo contratto di alleanza e di pace, non meno che qualunque altra convenzione già fatta tra la repubblica e la corte ottomana. Ed inoltre questo pascià aveva portato seco una grande coppa d’argento, nella quale doveva bere col doge e con dodici de’ pri-marii gentiluomini in tutto il tempo della sua dimora in Venezia. 11 senato gli fece fare molti ed assai distinti onori, eh’ egli accettò con un’ estrema arroganza e con ributtante indifferenza. Nella occasione di questo suo soggiorno fu sottoscritto un trattalo di alleanza, per cui la repubblica si obbligava a somministrare al gran-Signore una flotte di cento galere ogni qual volta ne avess’egli avuto bisogno ; e d’ altronde l’ambasciatore prometteva, in nome del suo sovrano, di far marciare a spese dell’ erario un' armata di cento mila cavalli, ad ogni bisogno della repubblica. Al proposito di questa pace e dei trattati, che la comprendono, trovo che gli scrittori stranieri introdussero, secondo il lor con- * suelo, ed inesatte notizie ed indiscrete censure ad oltraggio della veneta repubblica. Sul che ragionando il Tenlori, così si esprime (1): « Voglio qui osservare di passaggio, che la suddetta pace » fu sinistramente interpretata da alcuni scrittori poco amanti del » nome veneziano ; non mancarono però altri, i quali, quantunque » stranieri, purgarono la repubblica dall’accusa, mettendo in vista * molle ragioni o trascurate da’ veneti scriltori per brevità, o • risparmiale per modestia. Di fatto, Andrea Cambini difende (i) Stor. Ven., tora. 'VII, pag. aGi.