ANNO 1448. 1G1 » bosco vicino. Il signor Michele, capitan generale nostroe gli altri » vedendo le squadre rotte, edam eglino fuggirono via da 8000 cavalli » e pedoni. I provveditori Almorò Donato e Gerardo Dandolo furono » fatti prigioni, i quali provveditori da molti furono avvisali a dover » fuggire e salvarsi e risposero di voler piuttosto morire attorno le • insegne pubbliche, che fuggendo salvarsi con vergogna. È noto » che in questa rotta fu morto de’nostri solo uno, sicché tutti furo-» no fatti prigioni, perchè parte s’impaludarono. Il nostro capita-» no si ridusse in Brescia con que’ che meglio poterono fuggire. » Furono presi de’ nostri condoltieri Gentile da Lionessa, Roberto » da Montalbotto e Guido Rangoni. Questa nuova venne a Vene-» zia a dì 15 di settembre la domenica a ore 15. » Orgoglioso lo Sforza per sì felice successo, proseguì il corso della vittoria: Caravaggio e gli altri castelli, a cui si presentavano i nemici, cedettero. Così diventò egli padrone di tutte le pianure del territorio bergamasco e del bresciano, ad eccezione della riviera di Salò e della riviera del lago di Garda. Pose quindi il suo campo sotto Brescia, nella lusinga di poter avere la città. Ma non 1’ ebbe; perchè il senato, il dì 22 settembre, elesse due nuovi provveditori di campo, Alvise Loredan e Pasquale Malipiero, procuratori ambidue di san Marco, e li mandò subito a Brescia; comandò al cavaliere Jacopo Antonio Marcello di Verona, che andasse aneli’egli a Brescia immediatamente, ed ivi assumesse la carica di provveditore, a cui mandò altresì la somma di 30,000 ducati per sostenere le spese delia guerra. E nel tempo stesso rinforzata la piccola squadra navale sul lago di Garda e ne fu fatto capitano Maffio Contarmi il guercio. Tutte queste saggie misure della repubblica fecero persuaso lo Sforza dell’ arduità dell’ impresa e non azzardò quindi di accingervisi nemmeno. yol. vt. 21