214 LIBRO XXII, CAPO XVIII. più vittoriosa la di lui opinione ; cosa che olire modo riuscir do-vea aspra e molesta ad un doge, il quale con la gravila della sua dignità, non meno che colla prudenza ed esquisita facondia di parlare era da gran tempo in possesso dei consigli dei padri, soliti nelle più ardue imprese convenire ed uniformarsi nel savio di lui parere. Comprendendo pertanto il doge, che sempre più prendeva radice 1’ autorità del Loredan nel senato e desiderandosi essergli accelto ad un emolo antico, quale temeva, che avrebbe oscurata la di lui gloria, pensò ad unirlo ai di lui interessi, con 1’ offerir in isposa con ricca dole una di lui nubile figlia per il secondogenito di esso Piero Loredan ; le quali nozze, o perchè dal giovine non fossero aggradite le qualità della sposa, o perchè fosse da altro amore prevenuto, o perchè finalmente non avesse genio al partilo, qualunque la cagion si fosse, furono rifiutate dal Loredan, il che suscitò sempre più 1’ odio e 1’ avversione fra le emule famiglie, e quanto più andava di giorno in giorno crescendo 1’ autorilà del Loredan, diminuivasi quella del Foscari decretandosi sempre in senato tullociò, che da esso lui era accordalo e proposto. Temevane il doge, e la quotidiana espulsiva della sua proposizione, la riputava come un torlo, che fatto fosse alla sua dignità, solendo dire, eh’ egli non si sarebbe riconosciuto più principe sino a tanto che fosse vissuto Piero Loredan, le quali parole espresse in tuono d’ uomo mollo irritato e commosso, servirono di fondamento e motivo ad alcuni scrittori di quei tempi, anche veneti, a macchiare coi loro scritti la memoria del preclarissimo doge, con gl’ indizii accennando, che la morte di esso Piero Loredan non molto dopo seguila, e 1’ altra del cavaliere Marco di lui fratello, avogador di comun, fossero opere prodotte dal genio vendicativo del doge, quale, con il turpe tradimento di un occulto veleno, vendicali avesse i mal supposti suoi affronti. La cosa infatti successe nel seguente modo. Erasi turpemente absentalo da Venezia e dal suo esercito-