ANNO 1452. 51 clic da esse sono siati indolii a dichiarare il Carmagnola siccome pubblico traditore, fossero meno diligenti o meno circospetti o meno atti ad intenderle, di quello che ne sarebbe stato il torinese scrittore. Avevano eglino, oltreché le testimonianze e di voce e eli scritto, di cui parla il documento suindicato (sicut per testificationes et per scripturas lectas in isto consilio lùpiide constai), la notizia altresì di tulle le precedenti disobbedienze del Carmagnola agli ordini del senato, le quali, benché isolatamente non valessero a stabilire un fatto positivo di fellonia, concorrevano però a mostrare in lui una propensione al parlilo del duca di Milano cd una alienazione di animo dagl’ interessi della repubblica, di cui s’era fatto servo ed a cui aveva giuralo fedeltà. Non si curò il Cibrario di esaminare nei registri dei Pregadi le molte disposizioni e gli ordini, che si davano di quando in quando a questo capitano generale; incominciando dai primi tempi, in cui aveva preso servizio sotto le bandiere di san Marco, e proseguendo sino all’ epoca del suo arresto : ridusse perciò il suo giudizio all’ esame dei soli documenli degli ultimi mesi, i quali, tuttoché chiarissimi di per sé stessi, pur nuova luce e migliori schiarimenti acquistano dalle deliberazioni di quelli. Supplirò io adunque al difetto del dotlo storico apologista, col darne qui successivamente la serie. 1427. 1 settembre. Vi si rilevano le lagnanze del senato sì per l’inattività del Carmagnola e sì per voler andare troppo presto ai quartieri d’inverno (1). 1427. G ottobre. Lagnasi, che in Venezia si parli male di lui e del suo conlegno negli affari della guerra (2). Ed è qui da farsi particolare attenzione, che dopo lo sparlare che se ne faceva, e che continuò lungamente, il Consiglio dei Dieci, addì 5 gennaro 1428 M. V. , cioè del 1429, discuteva nella sua radunanza per modum declarationis, se possa esso consiglio trattare circa facta {') Reg. Rogator. Secr. X. pag. 76 a (2) Ivi, pag. 90 e scg. tergo.