anno 1459. 257 tra loro Ferdinando, figliuolo bastardo del re Alfonso, e Giovanni d’Angiò: disputa risuscitata a cagione dell’ avvenuta morte di Alfonso. Le potenze d’Italia avevano palesemente mostralo la lor propensione per Ferdinando; ma il papa Calisto III, che avrebbe sacrificato qualunque interesse all' esaltamento del suo nipote Pier-Luigi Borgia, aveva scritto a tutte le citlà ed ai signori del regno di Napoli, acciocché si guardassero dal riconoscere Ferdinando per loro re ; ma aspettassero, che la santa Sede, a cui n’ era devoluta la corona per la mancanza di legittimo erede, ne disponesse ; e minacciava loro scomuniche e pene se non lo avessero obbedito. Per poter più facilmente ottenere il suo intento, aveva esortato il duca Francesco Sforza a distaccarsi dall’alleanza di Ferdinando, ponendogli soli’ occhio, per indurvelo, I’ illegittimità dei natali di lui, che lo rendevano indegno di occupare un trono sì ragguardevole, e promettendogli il riacquisto di tutte le terre, che il conte suo padre aveva posseduto in quel regno. Ma lo scaltro Sforza, non volendo contrarre impegni con un papa vecchio ed infermo, aveagli risposto, essere da un lato impresa superiore alle forze sue l’allontanare dal paterno seggio un principe ormai riconosciuto e accettato dalle altre signorie dell’Italia, ned essere dall’altro azione degna di principe leale il mancare senza verun motivo ai doveri di un’ alleanza solennemente contratta. Né vi mancò lo Sforza neppure in seguito : anzi, morto Calisto III, aveva fatto istanze al suo successore Pio II, acciocché concedesse a Ferdinando l’investitura di quel regno : alle quali istanze non aveva potuto il papa resistere, per le obbligazioni contrade poco prima con esso, nell’ invasione falla da Jacopo Piccinino di alcune piazze appartenenti alla Chiesa, e per opera dello Sforza restituitele. Né solamente il papa aveva investito Ferdinando della corona di Napoli, ma gli aveva inoltre mandato il cardinale Orsini, perché ne celebrasse l’incoronazione. E Ferdinando in contraccambio del favore concessogli aveva restituito alla Chiesa le città di Benevento e di Ter- racina, ed aveva maritato ad un nipoie del papa una delle sue vol. vi. 33