ANNO 1457. * 251 esistesse la memoria delle egregie azioni sue, ordinarono, che fosse, eretto di rari e superbi marmi il magnifico suo mausoleo, scolpito nella cappella dell’ aitar maggiore del soprariferito tempio, e che in esso vi fossero incise le onorifiche iscrizioni da esso Bernardo Giu-stinian dettate, come si leggono insino al giorno d’ oggi. » — Fin qui il manoscritto della Marciana ; al cui racconto soggiungerò poche parole sulla vita e sulle virtù dell’ illustre e benemerito doge. Nato Francesco Foscari adorno di qualità esimie, aveva sempre spiccato in lui uno spirito vivo e penetrante, una prontezza maravigliosa al giusto raziocinare, un parlare eloquente, un’ anima nobile e generosa. La sola passione, che dominavalo, era 1’ amor della gloria : il quale amore lo trasse irresistibilmente ad impiegare i suoi primi anni nell’ acquisto di tutte le cognizioni, che avrebbero potuto farlo distinguere framezzo ai suoi concittadini. Dagli impieghi inferiori passò rapidamente alle primarie dignità dello Stato ; sino a sedere sul soglio ducale. Innalzato a tanto grado, non si occupò che del bene della patria : nella quale sua occupazione manifestò una straordinaria sagacità nella scelta dei mezzi, una singolare facilità nell’ operare, una impareggiabile capacità per ogni sorta di affari, un’ assidua applicazione alle più minute cose, una fermezza, che non aveva avuto per I’ addietro esempio somiglievole, nel sostenere le sue risoluzioni. Perciò in lutti i consessi della repubblica le sue proposizioni erano a maggioranza di suffragi accettate. Amante della guerra, seppe valersene per indebolire la potenza dei vicini e per far conoscere quanto vantaggioso fosse l’avere i veneziani alleati, quanto funesto l’averli nemici. Evitò a tutto suo potere le guerre di mare, affinchè non fossero impedimento al commercio nazionale. Ingrandì notevolmente i possessi della repubblica sul continente d’ Italia e la fece salire a tanto di lustro, che incominciò a figurare tra le potenze di prim’ ordine ed a godere la più alta stima in lutti gli stati stranieri. La sua condotta in trentaquattro anni di ducale reggenza non potè mai essere imputata di un’ ingiustizia commessa