168 A canto alla freddezza dell’ antico Cliilone, e quasi per contrapposizione, collocheremo qui il bollente entusiasmo d’ un giovine pittore tedesco, il quale innamoratosi della nostra piazza e d’ altri bei punti della poetica città al chiaro forse di luna, cosi li ritrasse nelle sue tele. Sono romantiche rappresentazioni che si veggono a traverso un velo cilestro. Tolto questo difetto della maniera, esse non mancano d’ un certo e-stro, e di brio. Oltre quello già accennato, il Milani produsse due altri quadri. In uno la sventurata Cecilia di Baonc è colta nel fitto della boscaglia dall’ amoroso Gherardo che via la porta fuori de’ sensi. A destra è 1’ antro d’ Oliero e da quel- lo esce un pelaghetto tranquillo nel quale esso si specchia. L’illusione è sì perfetta, quella grotta così al guardo s’ interna e sprofonda nel monte, clic quasi se ne sente la frescura e il gorgoglio deir acqua. Da lunge il cielo s’ apre, si vede più bella la natura, e colli, e poggi fioriti, e la lontana città di Bassano. Nell’ altro si rappresenta fra il rotto de’ monti, ed un ponte che in-siem gli congiunge, il castello dell’ Innominato, con le mezzo diroccate sue torri e le mura cadenti. Il selvaggio cammino che vi guida è tutto sparso e confuso di macchie, di burroni e di annose piante, e fra queste s’ aggirano i bravi