92 . libro xxr4 capo xx. senato si regolò con somma prudenza; perchè quanto dall’ima parte opinava di non dover aderire alle istanze di quei, prelati, altret-tanio conosceva i pericoli dell’avverilurarne un rifiuto e del tirare addosso allo stato veneziano una scomunica ovvero un interdetto, massime nello sconvolgimento, in cui trovavansi allora le cose dell’Italia e delle differenti comunità che la componevano. Fu pertanto risposto all’ ambasciatore, che la repubblica non avrebbe veruna difficoltà a rimettere il patriarca di Aquileja nel possesso delle sue terre nel Friuli, loslochè fosse stata ricondotta la tranquillità nel-l’Italia; eh’ ella volontieri si presterebbe colle sue galere all’ oggetto desiderato, ed anzi disponeva sino da quel momento di un prestito di settemila ducati per armarne quattro, ed offerivasi altresì a presidiarle con un corpo dì trecento balestrieri, per la sicurezza del viaggio e per contrastare a qualunque opposizione si fosse potuto per avventura incontrare. Di questa risposta rimase soddisfatto appieno il concilio ; e i veneziani intanto guadagnarono tempo per aspettare dall’ esito degli avvenimenti la scelta della deliberazione opportuna e proficua per •gl’interessi dello stato. CAPO XX. incominciano le ostilità col Visconti. La lega formata tra i fiorentini, i genovesi, i veneziani ed il papa andava disponendo le proprie forze per fiaccare da ogni lato la baldanza del duca di Milano. Verso il declinare dell' autunno del 1456 s’ erano.già incominciate le ostilità in Toscana. Lo scopo dei fiorentini era principalmente di assediare Lucca, perciò avevano preso al loro soldo Francesco Sforza, di cui non era più contento il pontefice e di cui anzi voleva disfarsi per riacquistare al suo dominio la marca di Ancona, ed avevano allestito un grosso corpo di armata, di cui gli avevano affidato il comando. Nicolò Piccino d’ altronde colle truppe del Visconti, non inferiori nel numero