ANNO lit35. 81 CAPO XIV. Il doge Francesco Foscari vuole dimettersi dalla dignità ducale. # * La guerra, di cui teslè abbiamo veduto la line, era dispiaciuta a molli, e sì, che in principalità ne fu rovesciala la colpa sul doge, il quale aveva voluto impicciarvisi. Tal cosa gli aveva formalo molli contrarii ^ ed egli lo sapeva. Perciò, condotta a buon effetto ogni differenza col Visconti, e procaccialo quinci copioso vantaggio allo stato veneziano, risolse di deporre la ducale dignità, e ritornare alla primitiva condizione di semplice privato. Ne fece parola, il dì 27 giugno di quello stesso anno al Collegio; ne addusse i motivi, e pregò istantemente che se ne accettasse l’alto. Questa sua risoluzione, manifestata in un momento, in cui la repubblica, tuttoché esausta nel suo erario per le spese enormi delfa recente guerra, aveva però ingrandito di tre belle provincie i suoi possedimenti, gli procacciò somma stima, e la si accolse come una piyjva della sua umiltà e moderazione,' sicché quanto più per essa moslravasi alieno dall’ onore idie gli spettava, tanto più rassodò 1’ animo dei consiglieri a ricusare di accettarla. D’altronde, tanta modestia, dopo tanta prosperità, chiudeva efficacemente la bocca a’.suoi nemici ed agl’ invidiosi, ed accresceva immensamente il vantaggio de’ suoi partigiani. Tu Ita voltai l’affare fu portato al senato, eja argomento di caldissima discussione. Non si stelle ad esaminare superficialmente, se si dovesse accettare ovvero rigettare la disinteressata risoluzione del doge ; ma si disputò sulle conseguenze di siffatta risoluzione, le le quali ad una gran parte de’senatori parevano di poca importanza, mentre al maggior numero invece apparivano non vantaggiose nè onorevoli per la patria. La maggioranza la vinse, ed il doge Foscari dovette continuare,, anche a suo malgrado,, a rimanere sul seggio ducale. Questa conferma anzi della sua autorità gli diede VOli.. vi. H