amo 1468. 305 insieme con noi e ci parlano nella maniera più interessante: c’ istruiscono, ci consolano, avvicinano a noi le cose più lontane e ci pongono sotto gli occhi luttociò, che da noi è diviso per la distanza de’ tempi e de’ luoghi. 1 loro vantaggi sono cosi sicuri e moltiplici, che se i libri ci mancassero, le nostre notizie sarebbero all’ estremo ristrette: nulla quasi sapressimo del passalo, nè avressiino che nozioni imperfette delle cose divine ed umane; e i nomi de’ grandi uomini sarebbero sepolti nella stessa tomba che chiude le loro ceneri. Dopo la disgrazia accaduta alla Grecia, e particolarmente dopo la fatale catastrofe, che ha ridotto Costantinopoli sotto il giogo de’ turchi, mi sono applicato con maggior cura ad unire libri greci ; perchè temeva, che questi libri, frulli de’ sudori e delle vigilie di tanli uomini grandi, perissero con tulio il resto. Mi sono meno applicato a moltiplicare i volumi, che a farne buona scelta. Contento di avere un solo esemplare di ogni opera, ho unito tutti quelli dei sapienti della Grecia e principalmente quelli ch’erano rari e difficili a trovarsi. 11 mio desiderio non sarebbe stato soddisfatto, se mi fossi prefisso soltanto di rendere completa questa raccolta. Ho voluto anche disporne vivendo, in modo che dopo la mia morte non andasse dispersa, ed ho cercato per collocarla un luogo sicuro e comodo per T utilità de’ letterati greci e latini. Di tutte le città d’ Italia, Venezia è quella, che mi parve più atta al mio disegno. Ho pensato non potere trovare altrove tanta sicurezza, quanto in una città (1), dove 1’ equità presiede, dove governano le sole leggi, dove l’integrità, la moderazione, la gravità, la giustizia, la buona fede hanno scelto il loro asilo, dove Y autorità assoluta non impedisce la prudenza nelle deliberazioni, dove li buoni sono sempre preferiti ai cattivi, dove T interesse particolare cede sempre all’interesse generale; ciò che ci fa sperare, che la (i) Onorevole dipintura di Venezia sotto il sapientissimo governo della sua Repubblica ! voli. vi. 39