ANNO 1438. 12« # e presero molli nimici e abbrugiarono tulle le bastie loro. Tolsero Ire bombarde e inchiodarono la bronzina loro che ci iacea gran danno. L’ ora era tarda. I nimici non aveano quasi vettovaglia nel campo, e vedeano que’ della Terra di buon animo e d’ ora in ora rinfrescati. Vedeano edam piene le fosse di corpi morii e laghi di sangue de* loro compagni. Si ritirarono voluntarte in dietro, e tulla quella notte che segui ci lasciarono stare in pace, e la mattina ci domandarono tregua, per poter togliere e sepel-lire i corpi morti, la quale noi facemmo. E tulio quel giorno colle carra e a braccio mai altro non si fece che portar corpi morti a sant’Apollonio e a san Salvatore, dove si fa conio, che in tulio queslo tempo sieno stati sepolti de’ nimici più di 1800. E questo è quello eh’ essi han guadagnato nel combattere Brescia. Noi veramente abbiamo avuto poco danno di morti e manco di presi, ma bene sono siati feriti molti de’ quali pochi sono da dubitare. A di 16 di queslo mese come disperati si levarono di campo con ¡menzione di non volere più Brescia con battaglia, ma speravano d’averla per fame. Della qual cosa noi non dubitiamo, perchè siamo certi, che la nostra serenissima Signoria avrà pietà di queslo suo fedelissimo popolo e che lo difenderà dalle mani de’suoi nimici, perchè tutti sono in disposizione in questa Terra più tosto di voler morire, che partirsi dalla divozione della serenissima Signoria nostra. La quale senza dubbio può essere certa e ferma della fede e dell’ ubbidienza di questa sua città verso la sua Signoria, perchè non solamente noi cittadini di questa Terra, ma le donne vedove, maritate, e donzelle, quante se ne trova in questa Terra, dì e notte sono a’ripari, portando terra e legna necessarie per riparare e ajutare questi cittadini. E oltre questo il suo proprio vino, pane e altre vivande hanno continuamente portato con tanta sollecitudine, che sarebbe maraviglia a narrarlo : non temendo pericoli nè fatica, si mettevano tra * sassi e verettoni, e benché alcune fossero ferite, non slavano però di lavorare, per mantenere alla nostra serenissima Signoria