ANNO 1432. 71 » si può dire eh’ è dimostrata l'innocenza del Carmagnola : non » possono esibirne altrettanto quelli che lo vogliono reo. » Cosi ragiona alla sua foggia il traduttore ed illustratore del Darù. Che possano poi esibire altrettanta prove della reità del Carmagnola quelli che lo vogliono reo, è inutile il dirlo. Chiunque abbia letto lultociò, che io recai in questo capo e nei precedenti, sia giudice se altrettante ed assai di più se ne possano addurre a pieno convincimento della fellonia di colui ed a larghissima confutazione di chi ha sognato di averne dimostrata i innocenza. CAPO XI. Continuazione della guerra contro il Visconti. Liberata la Repubblica da chi erale di ostacolo al proseguimento e al buon esito della guerra, anzi nel tempo medesimo, che in Venezia si processava il conte di Carmagnola , i provveditori dell’armata conquistavano in Lombardia Bordellano, Romanengo, Fontanella e Soncino, ed occupavano le due valli Camonica a Tellina. Nicolò Piccinino allora, comandante dell’ esercito milanese , diresse le sue forze a questa volta, entrò a battaglia e recò ai veneziani un danno di tre mila uomini, facendo altresi prigioniero suo il provveditore Giorgio Cornaro. Incoraggilo da questo felice successo, il Piccinino porlo le sue armi sul cremonese, ed ivi prese Brescllo e Casal Maggiore. Non tardò intanto la Repubblica veneziana a scegliere un valente capitano, a cui affidare il comando generale delle sue truppe di terra : scelse Gianfrancesco Gonzaga, marchese di Mantova ; uomo il quale sapeva, non che ricevere, aggiungere altresì lustro ed onore, per l’eccellenza delle sue virtù, alla dignità del suo posto. Gian Francesco passò tosto a rassegna l’armata affidatagli, e la trovò di dodici mila cavalli, di otto mila fanti e di undici mila cernide. Suo primo pensiero fu il ricuperare la valle Tellina, ove il Cornaro era