280 LIBRO XXIII, CAPO XIV cagione della resistenza, che vi opposero gli assediati, e più ancora a cagione delle discordie insorte tra il provveditore Dandolo e il generale Malatesla. Quest’ ultimo infatti non potè sopportare, che quello gli rimproverasse soverchia lentezza nelle operazioni di quell’ assedio, ed usasse in fargliene rimprovero qualche parola equivoca sulla capacità e sullo zelo di lui. Tanta fu la disunione d’ animi, che quinci ne nacque, tanta 1’ avversione scambievole tra questi due capi dell’ esercito, che T assedio di Misislrà, fu levato, e le truppe veneziane furono ricondotte ai loro quartieri. CAPO XIV. Alleanza dei veneziani col re di Persia e col principe di Caramania. Iu questo mezzo giunsero a Venezia due ambasciatori, uno dei quali da parte di Ussùm Cassàn re di Persia, e 1’ altro in nome del principe di Caramania : venivano essi a chiedere 1’ amicizia e 1’ alleanza della repubblica, perehè spaventati dai rapidi progressi di Maometto II, temevano per le proprie provincie. La signoria li accolse assai di buon grado, perciocché svanita ogni speranza di assistenza per parte dei principi europei, che avevano promesso di concorrere alla crociata contro quel sultano, era assai giovevole agl’ interessi di lei, l’avere due potenze orientali collegate con seco. Quest’ alleanza le offriva anzi maggiori vantaggi di quelli che non avesse potuto sperare dalla crociata. Fu destinato in qualità di ambasciatore a stringerne il trattato Lazzaro Quirini. Saputosi tuttociò dal sultano Maometto, e soffrendo di mal animo questa lega di que’ due principi orientali colla repubblica di Venezia, pensò di procacciarsene anch’ egli un’ altra di consimile importanza nell’ Italia, sperando con ciò di poter indebolire, od almeno paralizzare la veneziana potenza. Mandò a Milano un ambasciatore, per offerire al duca Sforza la sua amicizia, presentargli