ANNO 1471. 329 CAPO III. Muore il doge Cristoforo Moro: gli succede Nicolò Tron. In quest’anno medesimo, fecondo di tante guerriere vicende, venne a perdere la repubblica di Venezia il suo doge Cristoforo Moro. A principio di settembre lo dice morto il Laugier : i libri invece del maggior Consiglio, sconosciuti a quel francese storiografo, ce Io attestano morto il dì 9 del mese di novembre; e tutti similmente gli storici nostri ne segnarono sotto questo stesso giorno la morte. Non ebbe figliuoli ; perciò lasciò tutto il suo al convento dei frati di san Giobbe e ad altre opere pie. • Lasciò, scrive il Sanudo (I), » che i suoi commessarj facessero una Ruga di case nella con-» trada di san Giobbe, le quali fossero date per 1’amor di Dio. » Lasciò tutti i suoi stendardi e vesti a’ detti frati di san Giobbe e » a san Bernardino monastero nuovo per lui fatto fabbricare, dove » volle essere sepolto; e poi pe’ commessarj in terra alla capella » grande fu sepolto con un coperchio molto grande. L’ esequie » furono fatte a’ frali minori. » Nè voglio qui oltrepassare inosservate altre notizie, che di lui, della sua indole, della sua condotta ci tramandò lo stesso cronista. « Morì, die’ egli, con cattiva fama » d’ ipocrita, di vendicativo, di doppio, d’ avaro. Era mal voluto » dal popolo. Nel suo tempo la terra ebbe assai guerre col turco > e molte tribolazioni. Costui attendeva assai alle voci del gran * Consiglio, delle quali teneva conto, e frequentava il Consiglio. » Non avea alcun parente di casa Moro in questa Terra, e solum » ser Nicolò Moro di Candia, al quale lasciò la sua casa posta in » contrada di san Giovanni Decollato. Era guercio, di statura • piccola. » Quattro giorni dopo la morte di lui, si radunò il gran Consiglio, (t) Vite dei Dogi, presso il Muratori, lier. hai. scriptcol. 1194 del toni. XX1F. vol. vi. 42