CAPO XXVII. ANNO 1438. 117 Vicende varie di questa guerra. La guerra intanto nella Lombardia proseguiva con instancabile attività da ambe le parti. I due generali, Gattamelata e Piccinino, erano venuti alle mani sul territorio bresciano, e quest’ ultimo aveva avuto la peggio. Le armi della repubblica avevano riconquistalo tutte le terre di quella provincia, ad eccezione del solo castello di Orzinovi. Nè perciò s’ era scoraggiato il Piccinino ; egli > aveva anzi portato le sue truppe a stringere di assedio la città di Brescia. E da Brescia, tuttoché assediata, aveva saputo il Galtame-lata condur fuori tre mila cavalli e duemila fanti, e pei monti e per le creste delle alpi del Tirolo, marciando di e notte, aveva saputo passare sul territorio veronese, onde avvicinarsi alla flotta, eh’ era nel Po, e cooperare co’ suoi soldati al vantaggio delle mosse di quella sulle terre del Gonzaga. E tanto vi cooperò, che il Contarmi ed egli disarginarono Sermido in guisa che la resero un’ isola, senza che gli abitanti e la guarnigione mantovana potessero più ricevere da qual si fosse lato assistenza. Retrocesse di là il Gattamelata e si diresse nuovamente alla volta del territorio bresciano, ed ottenne a forza la Crovara, eh’ è appresso la Schiusa, verso Trento. Quel castellano, per timore di essere impiccato, siccome avevagli minacciato il generale dei veneziani, se non cedeva il castello, si rese, e poscia con tre suoi colleghi si calò dalle mnra ed andò a darne notizia al duca di Milano. Lo scarso numero delle truppe del Visconti avevano costretto il Piccinino a scemare il numero degli assediatori, che stavano d intorno alla città di Brescia, per valersene or qua or là contro i veneziani, ovunque portavano questi la guerra; ma parlili ch’eglino furono dal territorio del signor di Mantova, ricominciò 1’ assedio di quella città con maggiore impegno e rigore. Lo prosegui tutto l’inverno del 1438. Di somme lodi si resero degni i bresciani per la