386 LIBRO XXIV, CAPO XXXIII. I discendenti di Cosimo de’ Medici vi possedevano un potere assolato, guadagnato da lui colle sue rare doli dell’ animo e coll'amore verso il popolo: Giuliano e Lorenzo suoi pronipoti ne usavano con uguale saviezza. Ma la famiglia de’ Pazzi, nemica da lungo tempo di quella de’ Medici, ordì una congiura orribile, la quale, sostenuta da grande numero di malcontenti, diveniva ancora più orribile. N’ erano istigatori secreti, Ferdinando re di Napoli, che avrebbe voluto staccare Firenze dall’ amicizia dei veneziani ed averla invece dalla sua parte, ed il papa Sislo IV, a cui per 1’ opposizione dei de’ Medici non era riuscito di poter conferire al suo nipote Gerolamo Riario la contea d’Imola. Concertarono di far uccidere i due discendenti di Cosimo o col pugnale o col veleno ; di ristabilire in Firenze gli esuli del partito conlrario a quelli; di piantarvi una forma di governo consentaneo ai loro sentimenti di livore e d’inimicizia contro la repubblica di Venezia, il duca di Milano ed il re di Francia, i quali erano adereqti e proiettori dei due de’ Medici. Gli agenti della congiura erano Francesco Salvimi arcivescovo «li Pisa ed il cardinale Riario nipote del papa, i quali entrambi si recarono a Firenze per trattarne con Jacopo de’ Pazzi, che n’ era il capo, e che assunse 1’ impegno di far assassinare i due de’ Medici e di far occupare da uomini del suo partilo le porte della città. Il Salviati doveva contemporaneamente impadronirsi del palazzo, far catturare i consiglieri della reggenza e farli gettare dalle finestre. Tutta la loro trama era occulta ad ognuno, che non fosse stalo del loro partito: nessuno ne aveva potuto avere il più lieve sentore. Giunto il giorno 26 di aprile, giorno stabilito per darne il compimento, i congiurati operarono a tenore dei loro concerii. L’ assassinio si compiè nella chiesa di s. Reparata, nel mentre che celebravasi la messa solenne, a cui si trovava presente lo stesso cardinale Riario. Giuliano de’ Medici inginocchiato attendeva al sacro rito; Lorenzo in disparte parlava di affari con un suo consigliere. 11 capo de’ congiurali, Jacopo de’ Pazzi, diede il segnale