ANNO 1450. 175 » vi concoreva ancora la publica riputatione, perciochè persislen- ■ do lo Sforza in la guerra, pareva, che non per gusto del senato, » ma a compiacenza di lui si continuasse, il cui animo hormai si » era scoperto ambiiiosissimo et sitibondo di dominare, nc poteva, » nè doveva irragionevolmente dolersi egli de’ senatori, perciochè • canonicamente per loro nome le erano state proposte giustissime » et onorevoli conditioni, nè lo havevano nel più bello abbando-» nato, come ingratamente aveva fatto lui la reppublica, quando » per difendere Cremona, s’ erano intricati in nuova e fastidiosa » guerra con Filippo, riconciliandosi non solamente seco, ma sco-» prendosi mortalissimo nemico a’ suoi proiettori et difensori (1). » Alle quali cose, se avesse posto mente il Laugier, non sarebbe trascorso ad indiscrete e mal appoggiate censure contro la repubblica nostra, e più che a lei avrebbe dovuto attribuire allo Sforza la qualificazione di traditore e di mancatore alla fede dei patti. (i) Questo fatto l’ho narrato alla sua volta nella pag. 154- Molte altre ragioni a giustificazione ilei veneziani portarono gli storici Jacopo Diedo, il Vianoli ed altri.