94 . LIBRO XXI, CAPO XXI. ora all’altro. Alla firie, il Piccino immaginò una divergenz'a, per cui distorre lo Sforza dalla incominciala impresa su Lucca : diresse le sue truppe alla volta di Barga, luogo pressoché inaccessibile del lucchese, situato tra i monti che dividono Lucca da Pisa, tolto poco dianzi dai fiorentini ai lucchesi. Lo Sforza lasciò quindi le operazioni di assedio da una parte, e corse a salvare quell’ importante situazione; ivi giunto, fece attaccare sì vivamente il nemico, che in poche ore lo mise in fuga, e rimasé padrone delle tende, dei bagagli, delle macchine e della maggior parie dei cavalli. Vi fece un grande numero di prigionieri, tra cui trovò Lodovico Gonzaga figliuolo del marchese di Mantova, il quale contro la volontà del suo genitore, comandante supremo dell’esercito veneziano, erasi dato al servizio del duca di Milano. • ** CAPO XXI. Scontri de' venezìuni colle truppe del Visconti in Lombardia. Dopo un successo così infelice per le armi di Filippo Visconti, il Piccinino raccolte le sue genti fuggitive, si volse giù per la Lu-nigiana e s’impadroni di Sarzana. Ma poiché lo Sforza nom cessava dall’inseguirlo, fu costretto ad abbandonare anche cotesta piazza e continuar la sua fuga. I veneziani intanto, condotti dal nuovo generale, erano penetrati nel territorio di Crema, c stavano già già per gettare un ponte sull’ Adda, per cui trasferirsi sul milanese. Il marchese di Mantova, che ne aveva progettato la mossa, aveva fatto passare la sua vanguardia sulla destra sponda di quel fiume; quando un’ improvvisa inondazione di esso ne ruppe il ponte e rese impossibile il passaggio del resto dell’ esercito. La vanguardia perciò ne rimase disgiunta ed esposta a tutto F impeto dei nemici. Né tardarono questi ad assalirla ed a farne macello : chi non rimase ucciso dalla spada, perì affogato nel fiume. Tuttavolta il marchese