todella respirazione, e il piccolo Gaddo sta presso la madre, con variata giacitura della persona e diverso girar degli occhi. Bellissimi a vedersi in questo quadro sono i volti del conte Ugolino e d’ Anselmuccio. Nel secondo la misera famiglia è condotta nella torre che per lei ha il titolo della fame. Le figure conservano qui gli stessi lineamenti dei primi volti, se non'in quanto sono verisiniilmente cambiati dai patimenti del carcere e della fame. Il quadro è di tal verità da stringere il cuore. Non sappiamo che cosa manchi al volto del cpnte per imitare perfettamente la vita. Mirabile specialmente è la struttura dell’ occhio, e dagli occhi, con sottile artifizio sgorgano veramente le lagrime a goccia a goccia, come è delle altre figure. In questé per altro la pallidezza ci parve troppo cupa, e d’ lina tinta diversa dal naturale pallore, al che pure si oppone e scema 1’ effetto dell’ illusione la soverchia lucentezza della vernice che ne «opre i sembianti. Il terzo quadro è la rappresentanza della medesima scena negli ultimi istanti de’miseri, quando 1’ infelice Ugolino vide ad uno ad uno cascar i figli, e cieco si diede a brancolare sovra ciascuno. Nell’ ultimo Dante e Virgilio incontrano i due ghiacciati nella luca: il conte che rode il capo all’arcivescovo Ruggieri, e quivi pure la testa di colui è d’ un’orribile verità