388 LIBRO XXIT, CVPO XXXIII. sull’ istante impiccati intorno intorno la piazza, gli altri vi furono precipitati dalle finestre. Fu dispersa la guardia, che il de’ Pazzi aveva posto alla porla della città; fu inseguito egli stesso, fu preso, fu ricondotto in città e fu subito impiccato. L’arcivescovo fu estratto dalle carceri e fu impiccato ad una delle finestre del palazzo. 11 cardinale Riario era stato anch’egli arrestato nella sua casa e tradotto in prigione: lo si voleva dannare a morte, al pari di lutti gli altri complici ; ma il timore d’incorrere nell’indignazione dello zio papa ne fece sospendere il giudizio: in capo ad un mese fu fatto partire per Roma. Le truppe intanto del re di Napoli e di Sisto IV s’erano avvicinale a Firenze per raccogliere il frullo della congiura ; ma intesone 1’ esito, vi si ritirarono prestamente. I magistrati di Firenze, non sapendo a qual termine potesse giungere quel tumulto, avevano spedito corrieri ai loro più vicini alleati, per invocarne i soccorsi: e ne giungevano infatti poco appresso, da Bologna, da Venezia, da Milano, i quali diventarono inutili, perchè la morte dei congiurati e la pronta espulsione di tutte le persone sospette avevano restituito alla città intieramente la calma. Sislo IV, eh’ era pur complice della cospirazione, rovesciò l’ira sua sopra i fiorentini tutti, pigliandone a pretesto la morte dell’ arcivescovo e l’arresto del cardinale nipote. Sequestrò quindi in tutti gli stati pontifici i fondachi e i possedimenti di qualunque genere si fossero, che vi avevano i negozianti fiorentini, e ad istanza di lui il re di Napoli fece altrettanto ne’ suoi ; pronunziò una sentenza d’interdetto generale contro la città e il popolo di Firenze; e finalmente intimò loro la guerra, alla quale di conserva col re Ferdinando si dispose ctfn lutto l’ardore. Ed ecco i veneziani entrati in guerra col papa, per difendere i loro alleati. E tulli infatti gli alleati dei fiorentini si mossero in loro difesa contro Sisto IV e il re Ferdinando. Con più ardore e coraggio di tutti si fece innanzi a perorarne la causa Lodovico XI, re di Francia. Mandò a Roma per questo il visconte di Laulrec, il quale di