ANNO 85 fiorentini etl ai veneziani, era un tormento continuo all’anima> di Filippo Visconti, che mal soffriva questa parzialità, in aggiunta alla precedente propensione dal pontefice già mostrata negli affari della lega di entrambi contro di lui. Le mene degli avversarii, che non erano pochi, di Eugenio, facevano intanto germogliare nel concilio di Basilea progetti sì turpi, da indurlo a dichiarare sciolta ed illegìttima quin-d’innanzi quell’assemblea. Più volte aveva egli pronunziato, benché indarno, sentenza di scomunica contro i Colonnesi, i quali manterfeva-no la guerra negli stali della Chiesa. Taf era la condizione dgH’Italia, allorché il duca di Milano, poco più di un anno dopo fermata la pace, approfittò della circostanza per avere motivo di secondare l’indole sua irrequieta e volubile. Fins^e un ordine del concilio di Basilea, che lo incaricava a pigliare in sequestro sotto la sua potestà la marca di Ancona. Pèr questo fine incaricò Francesco Sforza a recarsi colà e ad occuparne le piazze. Nel medesimo tempo spedì truppe, comandate da Nicolò Piccinino, in assistenza dei Colonnesi, per fomentare e ravvivare il fuoco della guerra, ch’erasi già spento, nelle provincie circostanti di Roma. Lo Sforza attraversò la Romagna, penetrò nella Marca e, senza incontrarvi resistenza, se rie fece padrone : in frattanto il Piccinino si avvicinò a Roma e ne saccheggiò tutti i dintorni. Eugenio allora, vedendo laceralo il suo stato dalla violenza di costoro, appigliossi al partito di amicarsi uno dei due mandatarii del Visconti, all' oggetto di porli in disunione tra loro : né il suo pensamento riuscì inefficace. Egli infatti si fece amico lo Storza, cedendogli il marchesato di Ancona, siccome a vicario e gonfaloniere di santa Chiesa. Non vi volle di più per accendere il fuoco della gelosia nel Piccinino contro lo Sforza e contro il pontefice. Comparve costui dinanzi alle porte di Roma col suo esercito, e stimolò il popolo romano a rivolta. Nei primi moti della sollevazione, i romani s’impossessarono del cardinale veneziano Francesco Condulmer, nipote del papa, e lo chiusero nelle carceri, Pel quale arresto spaventato Eugenio, fuggì da Roma travestito, ed imbarcatosi sul Tevere, cercò asilo in Ostia, e di là a Firenze, siccome poco addietro ho narrato.