ANNO ih'ÒU. 87 Sopraggiunse intanto l’inverno ; ed ambi gli eserciti si posero ai quartieri ad aspettare la primavera. Non avea posa per altro 1'insidioso Visconti, il quale fece quanti mai sforzi potè, per distaccare i veneziani dall’ alleanza del papa •e dei fiorentini. Per tale motivo mandò a Venezia due ambasciatori, i quali rappresentassero al senato tutti gl' inconvenienti ed i danni di questa guerra, intrapresa per gli altrui interessi, ed esponessero il vivo desiderio di lui di vivere sempre in buona armonia colla repubblica. Ma la veneziana lealtà non si lasciò prendere al laccio dagl’ insidiosi raggiri di costui, che ormai conosceva a fondo : il senato licenziò dignitosamente gl’ inviati, assicurandoli dell’ inutilità dei loro maneggi a distorre la repubblica dagli assunti impegni e dalla fede giurata. CAPO XVII. Agli alleati si uniscono i genovesi. La durezza del governo, con che il duca di Milano -reggeva i genovesi, e lo spirito d’ altronde della patria indipendenza, il quale non poteva essere spento nell’ animo di quei repubblicani, suscitavano il mal umore e lo sdegno contro il feroce loro padrone. Al che si aggiunse la protezione inopportuna, prestata dal Visconti al re Alfonso d’ Aragona, cui avevano i genovesi fatto prigioniero di guerra in un combattimento navale, ed egli, fattoselo condurre a Milano, avealo restituito alla libertà. Anzi, non contento di ciò, in compagnia dei più nobili tra gli altri prigionieri di quella battaglia, 1 aveva fatto trasferire, sopra sci navi preparate a Genova, alle spiaggie napoletane, acciocché di là potesse venire a capo de’suoi progetti circa la corona di quel regno. Ivi s’ era Alfonso reso padrone della città di Gaeta. Quanto i genovesi si adirassero per siffatto avvenimento, per cui tornava infruttuosa la lóro vittoria, importantissima nelle vigenti