192 LIBRO XXII, CAPO XV. di Pera non ne avessero dato avviso ai turchi, e non vi si fossero questi preparati perciò con tutta sollecitudine a sostenerne l’attacco. Gli assediati, ignari del tradimento, si scagliarono vigorosamente sui turchi, i quali ne sostennero con furore l’impeto ferocissimo e li respinsero cagionando loro assai danno e predando una fusta ed una galera dei veneziani. Questo sinistro successo tolse agli assediati il coraggio ed infuse nuova rabbia nei turchi, i quali, con ponti e tavolati costruiti sopra doppie botti, incominciarono ad insultare la città nella più debole parte delle sue mura ; cosicché l’imperatore, costretto a dividere le forze in più luoghi, ne indebolì la difesa notevolmente, colà dove sarebbe stata più necessaria ; ed i nemici, dato un assalto generale, che fu rabbiosissimo, sanguinosissimo, penetrarono finalmente in Costantinopoli superbi e fieri, il dì 28 maggio 1433; dopo cinquantadue giorni di durissimo assedio. Appena 1’ infelice Costantino Paleologo n’ ebbe la notizia, fu per darsi la morte, piuttostochè rimanere in vita a ludibrio del barbaro vincitore; ma la religione ve Io trattenne: indarno pregò i suoi confidenti a volerlo toglier dal mondo con un colpo di pugnale ; ma nessuno ardì lordarsi le mani col sangue del proprio principe. Egli allora andò a cercare per via più onesta la morte desiderata. Depose le imperiali insegne, ed in abito di semplice soldato si scagliò colla spada alla mano tra la moltitudine dei combattenti, e in mezzo a replicate prove di valore cadde finalmente trafitto sotto i colpi dei nemici. Maometto, divenuto padrone della capitale e del trono, fece rintracciare il cadavero dell’ estinto monarca, ed a ludibrio ed a scherno gli fece recidere la testa, cui fece portare trionfalmente per la città. La città fu saccheggiata, e con ogni sorta di libidine furono svergognati i fanciulli e le donne; i sacri templi e le preziose reliquie e le sacre memorie della religione furono profanate nelle forme più sconcie dalle mani sacrileghe dei mussulmani. Il bailo della repubblica veneziana Gerolamo Minotto erasi