1 58 LIBRO XXII, CAPO V. incendiando, menando orribili stragi, affinchè le lagrime dei popoli affiliti costringessero il conte ad accorrere in loro soccorso ed a lasciar quindi interrotta l’impresa di Piacenza. Ma 1’ artifizio non valse a ciò: lo Sforza non si curò punto delle stragi dei lerri-torii devastati e incendiati dalle armi veneziane a fronte dell’acqui-sto di Piacenza, nè volle abbandonarne le mura prima di averla ottenuta. Tuttavolta, in mezzo alle scambievoli ostilità, non si tralasciavano le trattative di pace: i milanesi insistevano per la restituzione di tutti i luoghi tolti al Visconti, particolarmente la città di Lodi; i veneziani insistevano invece pel pagamento delle spese della guerra : nè gli uni nè gli altri volevano declinare tampoco dalle loro pretensioni, e perciò i deputati lombardi se ne ritornarono dalla loro infruttuosa missione. Era giunto Tanno 1448, quando Io Sforza, seguendo gl’ impulsi della propizia occasione, s'era impadronito di Mozzanica e di tutte le terre di qua dall’Adda, ad eccezione di Caravaggio: quindi era passato sul cremonese con ventisei galeoni, comandati da Biagio Assareto, per combattere con essi la flotta veneziana sul Po, composta di settanta legni di varia grandezza e capitanata da Andrea Quirini, la quale assai molestava e danneggiava le terre di lui lungh’ esso il fiume. Essa erasi inoltrata sino al ponte, che lo Sforza aveva fatto costruire presso a Piacenza nell’ occasione, che le aveva dato 1’ assalto; ed era intenzione del Quirini il distrugger quello, per poter avere libera la navigazione all’in su. Al qual lavoro applicossi con tutto l’impegno, finché il sopraggiungere dei galeoni nemici lo costrinse a desistere. Lo Sforza, disceso a seconda del fiume, investì con tal impeto la flotta veneziana, che la si trovò costretta a retrocedere a seconda delle acque, sino a Casalmaggiore. Egli aveva disposte a quando a quando sull’ argine del Po numerose bombarde, che fulminavano con gravissimo danno le galere del Quirini ; e sì che, investite violentemente e per acqua e per terra, erano conquassale, ed il capitano n’era ridotto alla disperazione