anno 1538. 149 ne rigettò con alterigia la proposizione, lagnandosi, che di lui non si fosse fatto verun conto, nè lo si avesse invitato a concorrervi come confederato. Contento il senato della ratificazione di un trattato, sul quale ciecamente fondava le più belle speranze, mandò gli ordini suoi al comandante generale della flotta, Vincenzo Cappello, acciocché si tenesse pronto per passare in Sicilia ad unirsi ai confederali. Fu aperto in zecca un imprestilo illimitato, frullante il quattordici per cento. Fu decretato, che tutti i debitori dello stato dovessero venire costrelti a pagare. Una quarta decima fu imposta, oltre alle tre che già si esigevano sui beni dei particolari. Acconsentì il papa che si levasse un milione d’ oro sopra le rendile del clero. E non s’ avvedeva intanto il senato, che quanto più belle apparivano le universali disposizioni a sostenere cotesta impresa, tanto più doveva temerne unJ infelice riuscita per la volubilità degli altri confederati, le cui sciagure sarebbero state minime al paragone di quelle, a cui andava incontro la repubblica per la sua vicinanza di possedimenti e per la sua vicendevole continuità d’ interessi colla potenza ottomana. Se ne vedranno in seguito distesamente gli effetti.