ANNO 1521. 37 stabilire nel trattato, che del principato milanese fosse investito Francesco Sforza, fratello di Massimiliano, clic aveva già rinunziato i suoi diritti al re di Francia. Non fu difficile il trarre in questa lega la repubblica di Firenze, dove la famiglia de’ Medici comandava dispoticamente. Vi sottoscrisse il marchese di Mantova, senza ritardo veruno. Importava da ultimo guadagnare anche gli svizzeri: perciò il papa impegnò il cardinale di Sion a fare presso di loro o"ni possibile uffizio per ottenere il suo intento ; ma non fu possibile muovere la loro fedeltà. Tutt’ al più acconsentirono, che il papa e l’imperatore potessero assoldare truppe nel loro paese, purché non le conducessero a combattere contro Milano. CAPO XI. Insidie ordite contro la Francia. Appena s’ ebbe notizia in Venezia di questa lega, fu indicibile Io sdegno del senato : perciocché sino allora il papa nel suo linguaggio cogli ambasciatori veneziani e con quelli della Francia aveva esageralo e i danni, che ne sarebbero derivati all’ Italia, se l’imperatore vi fosse calato colle sue truppe, e il pericolo in cui trovavasi particolarmente la santa sede, priva di mezzi e di forze per resistere a tanta potenza. E d’ altronde sapevasi, che nel medesimo tempo i ministri di lui fomentavano secreti maneggi per formare intelligenze nelle città del ducato di Milano, onde averle in suo favore tostochè fosse scoppiata la guerra. L’insidia fu scoperta da Lescun, il quale comandava nel milanese, durante 1' assenza del governatore Lautrec, suo fratello. I complici, vedendosi in pericolo, fuggirono da Milano ed andarono a ricoverarsi in Reggio, ove un governatore teneva la città in nome del papa. Lescun, che sino dal primo sospetto non gli aveva mai lasciati d’occhio, tosto eh’ ebbe indizio della loro fuga, gl’ inseguì sino sotto le mura di Reggio. Ivi giunto rimproverò acremente