130 LIBRO XXIX, CAPO XLVI. ed ingrossavano di ottomila uomini le guarnigioni delle loro colonie; acciocché una neutralità armata proteggesse da qualunque sinistro evento i loro dominii. Ad onta di ciò, non cessava la squadra turca dal molestare ora in un modo ed ora in un altro i legni di bandiera veneziana ; mentre d’ altronde qualche notturno scontro con legni di bandiera turca rendeva sospetti i veneziani di ostili intenzioni verso il governo ottomano. E tutto serviva in allora di appiglio per venire ad un’aperta rottura colla repubblica. CAPO XLVI. Discussioni del senato circa gli affari col governo ottomano. Tutto l’inverno tra il 1537 e il 1558 si consumò dai veneziani in discussioni e in dubbiezze circa il partito da prendersi. Il gran visir ripetutamente affermava, che si potrebbe riannodare la pace col mandare un ambasciatore a parlarne. Il re di Francia instigava invece la repubblica ad allontanarsi dal partito imperiale, per ciò, che troppo formidabile n’ era ormai la possanza e troppo chiara e palese la smoderata ambizione. D’altronde, il papa e l’imperatore esegeravano i danni, che ne sarebbero derivati alla cristianità, ove non si fossero collegale tutte le forze d’Europa ad arrestare il torrente dell’ ottomana possanza : e per indurre nella loro opinione il senato, gli dipingevano già già deciso lo sterminio totale della repubblica. In mezzo a tanta varietà di sentimenti era difficile il determinarsi ad appigliare un partito. Da un lato, la Porta offeriva la pace senza prezzo veruno, senza che si dovesse fare il più piccolo sacrifizio; dall’altro, proponevasi una guerra d’incerta riuscita, e forse feconda di nuovo ingrandimento alla possanza di Carlo V. D’altronde, una lega coir imperatore poteva avere i suoi vantaggi; mentre 1’ amicizia coi turchi poteva riuscire incerta e pericolosa.