562 LIBRO XXX», CAPO XIII. » volersi inslruire degli ordini loro, poco utile ne ricava. E sicco-» me una buona storia di Venezia non si poteva avere che o da » un veneziano o da persona pralichissima delle cose veneziane, » così poco conto si deve fare di quei forestieri, che hanno scritto * di Venezia, i quali senza poter mai immedesimarsi coi principii » veri di quel poco accessibile governo hanno raccolto senza giu-» dizio ogni qualità di storielle, di favole e di tradizioni popolari.» Ed altre leggi furono stabilite negli anni di questa pace, le quali tendevano a reprimere gli abusi del giuoco : e perciò venne dichiarato quali giuochi fossero permessi e quali proibiti : e fu altresì determinato il numero delle persone che vi si potrebbero radunare, e non più; il luogo, il tempo, la somma (1). CAPO XIII Muore il doge Francesco l)onà: gli succede Marcantonio Trevisan: poi Francesco Venier : poi Lorenzo Priuli. ¡Nel mezzo di tante prosperità, frutto della pace tranquilla, che godeva la repubblica, venne a morte il doge Francesco Donà, che per setle anni e mezzo n’ era stato alla lesta. La sua morte accadde il dì 25 maggio 1S55. Gli fu dato per successore, il giorno 5 del successivo giugno, Marc'Antonio Trevisan. Era il Trevisan un uomo di modestia singolare e di rara pietà, e che preferiva gli esercizi della religione ed il silenzio della vita privata agli onori ed agl’ impieghi sublimi. Egli era uno degli elettori, che in numero di quarant’ uno dovevano scegliere il doge. Prima che principiassero gli scrutimi, Federigo Valeresso, eh’era aneli’egli tra i quarantuno, parlò all’ assemblea, ed esaminando le qualità dei candidali, eh’ erano stati proposti, disse del Trevisan, eh’ era bensì un uomo buono e sanlo, ma che gli mancavano le doti (i) Veii. il Sandi, litor. civile di Ven.. lib. X, cap. Ili, art. I.