292 LIBRO XXXI, CAPO XIX, cercarono ogni via e sotterfugio per prolungare anche di proprio arbitrio la loro autorità. La dignità delle persone che questa magistratura coprivano, l’attività, lo zelo e il disinteresse con che alla cosa pubblica si adoperavano, fecero tosto salire il consiglio dei decemviri in grandissima estimazione. 11 Pregadi, ossia senato non essendo ancora ben costituito, il maggior consiglio ritenendo in sé coll’ autorità legislativa anche l’esecutiva, e molle cose non si potendo degnamente trattare in quella numerosa assemblea, s’incominciò dal delegare ai dieci ora questa ora quest’ altra commissione: la celerità e la segretezza con cui si adempievano, 1’ esito fortunato clic sortivano, crebbero la fiducia di modo che a poco a poco il consiglio dei dieci riuscì ad avere in sua mano il principale indirizzamento politico e giudiziario di tulto il governo (1), c ad avere la soprain-tendenza su tutte le altre magistrature e consessi (2); ma egli poi era in tutto sottomesso all’ autorità del maggior consiglio, che poteva correggere ed abrogare i decreti di lui (3). Erra pertanto il Darù quando afferma che i dieci potevano anche rivocare i decreti del consiglio sovrano: Vcttor Sandi afferma positivamente che questa facoltà non ha mai esistito. Così la repubblica, come dice il medesimo Sandi (U) fu governata per lunghissimo tempo quasi dal solo consiglio dei dieci. Sino dalla sua origine si era decretato, che nulla potesse fare senza l’intervenimento del doge e de’suoi consiglieri, che n’erano come i presidenti (5). Questa presidenza variò col tempo: ma restò sempre, che senza il concorso almeno dei consiglieri ducali non si potesse nulla imprendere di rilevante. Accaduta nel 1355 la congiura di Marin Faliero, i dieci non potevano congregarsi nelle solite forme, il reo essendo lo stesso doge; perciò chiamarono «na giunta di venti persone tra le più (1) Sandi, toffi. V, pag. 4* (4) Tom. VI, pag. 492. (2) Ivi. (5) Sanudo, pag. 586 ; Sandi, tom. Ili, (3) Ivi, tom. Ili, pag. 35 e 3G. pag 33.