328 LIBRO XXXII, CAP. III. possibilità di una invasione dei turchi. Erasi lusingalo questo principe, che la repubblica, sotto di un tale aspetto, non avrebbe esitato ad acconsentirvi, e che, quando poi fosse entrata nella confederazione con lui, non sarebbe stato difficile il distorta anche dalla sua neutralità. Ma il senato con buone ragioni se ne scusò, e stette immobile nella sua fermezza. Egli allora ricorse al papa, acciocché se ne facesse mediatore ; ma questo pure se ne rifiutò, e volle conservare anche per sé uno stato di assoluta neutralità. Ripigliò allora Carlo V il suo precedente pensiero, di portare la guerra sulle coste dell’ Africa. Condusse perciò le sue truppe in Italia per la parte del territorio veronese. La repubblica mandò quattro ambasciatori a complimentarlo : questi furono Giannanto-nio Venier, Nicolò Tiepolo, Marcantonio Contarmi, e Vincenzo Gritti. Carlo V s’ avviò a Milano, passando per Mantova, poscia andò a Genova, poi a Lucca, ov’ ebbe una conferenza col papa. Alla fine discese alla marina e s’imbarcò. Spinse la sua flotta verso Algeri ; pose 1’ assedio a quella città ; ma vi trovò una resistenza superiore di mollo alla sua aspetlazione. I suoi legni furono travagliati da una impetuosa burrasca, e ne perdette la maggior parte o sommersi o sfracellati negli scogli. In fine ricondusse i superstiti alle coste della Spagna ; e così ebbe il suo termine quella spedizione. Anche il re di Francia si adoperò per smuovere i veneziani dalla fermezza della loro neutralità e trarli dalla sua parte. Inutilmente per altro anch’egli. Imperciocché sebbene il capitano Paolino, che nell’andare ambasciatore a Costantinopoli, aveva avuto ordine di passare per Venezia e presentarsi al senato, avesse perorato con mollo calore e con vivace eloquenza la causa del suo padrone; tuttavia il senato non si lasciò abbagliare dall’ampollosità de’suoi detti, e siccome avevasi risposto all’ ambasciatore della Porla Ottomana, cosi fu risposto anche a questo del re di Francia; che la repubblica, cioè, faceva gran conto dell’amicizia col re Francesco I, che cercherebbe in ogni possibile maniera di fargli