374 LIBRO XXXH, CAP. XVIII. senza per allro offendere in veruna guisa i sudditi della repubblica. Questo loro soggiorno sulle coste della Dalmazia diveniva sempre più sospetto al senato ; cosicché diede ordine al generale Micheli di vegliare con vie maggiore attenzione e di prevenire ogni danno, che avesse mai conosciuto sovrastare ai possedimenti veneziani. Le quali precauzioni per verità bastarono allora a tenere in freno gl’ infedeli ; sicché si determinarono di abbandonare la Dalmazia e di piegare invece verso le coste della Puglia e della Calabria : ivi sbarcarono e ne saccheggiarono e ne devastarono varii luoghi. Allora Solimano II si trovava in Ungheria alla lesta della sua armata ed assediava la città di Zigelh. Prima di poter costringerla ad arrendersi, egli morì in età di settantasei anni. Gli successe suo figlio Seiimo II, il quale da Costantinopoli trasferitosi rapidamente in quelle contrade, mandò un ambasciatore straordinario a Venezia, fingendo di voler conservare l'antica amicizia colla repubblica (I). L’ambasciatore turco, in una udienza secreta, dichiarò, che il sultano era irritatissimo per le piraterie degli uscocchi sopra le navi de’ suoi sudditi ; che di ciò attribuiva molta colpa ai veneziani, perchè mentre avrebbero potuto e dovuto deprimerli, no» se n’ erano punto curati ; eh’ egli si vedeva costretto perciò a dover mandare una flotta a distruggere Segna e Bucari, ove coloro tenevano sicurissimo asilo. Alle quali dichiarazioni dell’ambasciatore il senato rispose, che la repubblica non aveva mai cessalo di fare ad essi la guerra; che in ogni anno se ne predavano molli legni ; che non tralascerebbe ella neppure per 1’ avvenire dall’ inseguirli senza mai dare ad essi riposo ; che a ciò la costringeva Io stesso suo interesse. Per queste risposte del senato parve abbastanza soddisfatto (1) Veil. il l.uiiig, Coti. Diploin.., tom. IV, scss. VI, art. n5.