anno 1542. 533 faceva marciare alla volta dell’ Ungheria un’ armata considerevole. La sua flotta aveva già ricevuto 1’ ordine di entrare nel Mediterraneo e di associarsi colla francese, per dare il guasto agli stali dell’ imperatore. L’imperatore aveva tratto dalla sua il re d’Inghilterra : ed erano spaventevoli gli apparali militari, che dall’ una parie e dall’ altra moltiplicavansi ; e tutta 1’ Europa slava in attenzione e in timore sull' esito della lotta imminente. I veneziani e il papa Paolo III persistevano nella loro assoluta neutralità ; tuttoché il papa lasciasse travedere un non so che di propensione verso il partito nemico a Carlo V ; alla quale pareva dar forza il suo malcontento per l’impegno che questo principe aveva preso coi protestanti, di radunare un concilio in una città della Germania e di adoperarsi per la riforma della Chiesa nel suo capo e nelle sue membra. Ed accresceva il malcontento di Paolo III verso l’imperatore anche 1’ alleanza da lui formala col re Enrico VIII, ribelle alla santa Sede, e da questa scomunicato ad istanza dell’ imperatore medesimo. E nei motivi della sua contrarietà al partito di Carlo V entrava altresì il rifiuto datogli da questo di concedere il ducato di Milano in deposito a suo nipote Ottavio Farnese. Paolo III, che aveva sino allora conservalo, egualmente che i veneziani, uno stato di neutralità, entrò per queste sue dispiacenze nella deliberazione di spiegarsi senza riguardi partigiano del re di Francia. Volle prima scandagliare nell’ animo dei veneziani, sì per giustificare la mutazione del suo contegno, e sì per fare un nuovo tentativo a smuoverli dalla loro costanza ed indurli ad un’ alleanza con lui. Ma poiché conosceva bene la finezza della politica del senato, incominciò sulle prime dal far loro proporre cotesta alleanza sotto 1’ aspetto di tutelare a vicenda la sicurezza dei pro-prii stati. Ma i veneziani, che non avevano l’animo preoccupato da altre viste secondarie, risposero , non doversi punto riputare pericolose all’ Italia le contese dell’ imperatore e del re, perchè le forze di questi due principi si bilanciavano perfettamente ; non