»0 LIBRO XXIX, CAPO XV. ‘ imbasciatore, che al tempo che più temeva di essere assaltato » potentissiinamente in Francia, mandò l’esercito suo, benché con » mala fortuna in Italia? Non crediate, che se gl’imperiali pen-» sassero che la via di tirarci all’ amicizia loro o di assicurarsi • della venuta del re di Francia fosse 1’ assaltarci, che avessero » differito iasino a questo giorno a dargli principio, forse che non • hanno i capitani loro cupidità di arricchirsi delle prede e dei » guadagni delle guerre ? Forse che non hanno avuto necessità » per sgravare il paese e degli amici e sgravandolo avere facultà » di trarne danari, di nutrire l’esercito nei paesi di altri? Ma han-» no conosciuto, che per la potenza nostra è troppo difficile lo » sforzarci, che per loro non fa temendo ogni giorno della guerra » del re di Francia implicarsi in un’ altra guerra nè dare cagione » a uno stato potente di forze e di danari di stimolare con la gran-» dezza delle offerte i franzesi a passare. Mentre che staranno in » questi sospetti e in queste ambiguità, non occuperanno per sè il » ducalo di Milano, non tratteranno se non con minacce vane di » offenderci, se noi gli assicureremo da questo timore sarà in po-» testà loro di fare 1’ uno e 1’ altro; e se lo faranno, come è verisi-» tnile, di chi altri potremo noi più lamentarci che di noi medesi-» mi e della nostra troppa timidità e del desiderio immoderato » della pace, la quale è desiderabile e santa, quando assicura dai » sospetti, quando non augumenta il pericolo, quando induce gli » uomini a potersi riposare e alleggerirsi delle spese? Ma quando » partorisce gli effetti contrarii è sotto nome insidioso di pace » perniciosa guerra, e sotto nome di medicina salutifera pestifero » veleno. Se adunque il fare noi confederazione con Cesare esclu-» de il re di Francia dalle imprese d’Italia ; dà a lui facultà di » occupare ad arbitrio suo il ducato di Milano ; occupato quello, » pensare a deprimere noi ; ne seguila, che noi comperiamo con » grandissima infamia del nome nostro, con maculare la fede di » questa repubblica la grandezza di un principe, il quale non ha » manco disteso 1’ ambizione, che la potenza, e che pretende egli