108 LIBRO XXIX, CAPO XXXVII. Anch’egli, prima di partire da Bologna, mandò a Venezia tre ambasciatori, per contraccambiare al senato il nobile uffizio, che a lui aveva prestato. Essi furono ricevuti con grande onore, ed il senato li regalò di una coppa d’ oro, del valore di mille scudi. Carlo V, nel suo ritorno da Bologna, passò per Mantova. Ivi dal marchese Federigo Gonzaga fu ricevuto con tanta magnificenza ed onore, che n’ eresse il marchesato all'onore di ducea. Attraversò gli stati veneziani, per andare a Trento : i rettori di Verona, di Vicenza, di Padova ebbero ordine di andarlo ad incontrare con magnifico corteggio e di accompagnarlo sino alle frontiere de’suoi domimi. CAPO XXXVII. Sospetti di Solimano contro i veneziani. Principiava appena la repubblica a respirare dalle lunghe fatiche e ad assaporare il frutto della pace ristabilita ; quando, per questa pace appunto, ebbe motivo di soffrire novelle angustie. Era corsa voce in Costantinopoli, che lo scopo primario della pace conchiusa in Bologna, fosse per unire insieme le forze dei principi cristiani contro la possanza ottomana. Vero é, che n’ era stato parlato in un concistoro tenuto dal papa coi suoi cardinali, e benché non vi avessero avuto parte alcuna gli ambasciatori veneziani, pure la fama, che non è sempre verace ne’suoi racconti, gli aveva dipinti siccome complici del progetto. Appena n’ ebbe sentore il sunnominato Alvise Gritti, il quale trovavasi allora appunto ambasciatore in Costantinopoli da parte del re di Ungheria, diede avviso al senato dei sospetti di Solimano e dell’ insistenza dei ministri di lui, nell’ accusare i veneziani siccome avversi alla sua grandezza e siccome impegnati a procurare di deprimerla. Riputò necessario il senato di dover dissipare, il più presto che fosse possibile, questa mala prevenzione, che avrebbe potuto