554 LIBRO XXXII, CAPO VI. potersi prevedere le circostanze che sarebbero forse per insorgere in avvenire, sicché sarebbe sempre stato tempo di provvedere alla propria sicurezza chi non avesse avuto in considerazione che questa; non poter la repubblica impegnarsi in nuove alleanze senza rendersi sospetta all’imperatore, di cui aveva ormai più volte ricusato la propostale confederazione, tanto più che il re di Francia, occupato a difendere le sue frontiere dagli attacchi di Carlo V e di Enrico Vili, non sarebbe stato in grado di prestar soccorsi all’Italia. Conchiusero perciò, non trovare il senato veruna necessità di una lega, la quale, senza portare veruna utilità ai collegati, li rendeva sospetti alle potenze belligeranti, ed invece di rinforzare la loro sicurezza non varrebbe che ad indebolirla. CAPO VI. Mosse dei turchi per mare e per terra. La flotta turca, comandata dal Barbarossa, era uscita dallo stretto de’Dardanelli in sull’aprire della primavera del 1543 e veleggiava verso il Negroponte. Non piacquero queste mosse al senato : perciò, a fine di prevenire qualunque pericolo a danno dei proprii dominii, armò una flotta di settanta galere, di cui diede il comando a Stefano Tiepolo. Nel medesimo tempo fece noto per mezzo de’ suoi ambasciatori a tutte le corti, che questo armamento non aveva altro scopo, se non d’invigilare alla sicurezza dello stato veneziano, di proteggere i sudditi della x-epubblica, e d’impedire qualunque tentativo contrario alla sua neutralità. Aveva poi comandalo al Tiepolo di visitare diligentemente le coste e le colonie veneziane, di somministrare ad esse ogni sorta di provvedimento più necessario alla difesa, e soprattutto poi di evitare qualunque atto, che avesse potuto rendere sospette ai turchi le intenzioni della repubblica. Intanto il Barbarossa con la sua flotta attraversò l’Arcipelago,