lofi colle mani ne’fianchi, tenzona di parole e di gomiti, dall’altra la vergognosa ai tigianella, che ne ha pochetti da spendere, nasconde sotto al modesto fazzoletto il suo imbarazzo e non ardisce profferir la domanda. Fra tutte le figure dipinte le più belle sotl queste notate da ultimo e singolarmente quella del pescatore che tiene il mezzo del quadro e fa come pompa del suo ca-nestrino per chiudere le parole sul labbro a quella comperatrice ardita e guerriera. Benché in piccolissime proporzioni il pittore conservò bellissimi contorni ed un perfetto disegno, animato da una splendida tavolozza. Il quadro è fatto di commissione del nob. sig. Iacopo Treves di Bon-fìl, ed è certo uno dei più belli del Bosa. XIV. Astboiampo nel gran teatro ia Fenice. Gli avi nostri, che volentieri comportavano in sulle scene una illuminazione in tegghie di sevo, ed i personaggi vestiti di carta dipinta, poteano in buorta pace sofferire ancora di rimanersene per cinque, o sei ore al buio nelle logge e nella platea. La deformità e la disconvenienza d’un tale costume non ha bisogno di alcuna dimostrazione: imperciocché non si poteva