272 LIBRO XXXI, CAPO XI. Carlo V a mantenersi in alleanza coi veneziani ed a trattare con essi più lealmente e con maggiore sincerità. Ma non perciò egli volle mutare la sua politica ; ed il senato si vide quindi costretto a continuare con tutta la sua attività l’incominciato maneggio di un trattato di pace. CAPO XI. Muore il doge Andrea Grilli: Pietro Landò gli succede. Erano appena incominciati questi maneggi di pace colla Porta ottomana, quando il doge Andrea Grilli, nell’ anno otluagesimo quarto dell’ età sua, compì la sua mortale carriera. Egli morì a’ 28 ( non a’ I 7, come scrive il Laugier ) di dicembre di questo medesimo anno 1538. Aveva posseduto il trono ducale per ben quindici anni, sette mesi e sette giorni. Fu generalmente compianto, perché i suoi grandi servigi prestati alla patria nelle più difficili circostanze, la sua destrezza nel maneggio degli affari e nella cognizione del vero interesse dello Stato, la schiettezza del suo carattere ed il suo perfetto disinteresse gli avevano acquistato la stima e la venerazione di tutti. Egli era stato tenuto in grande pregio da’ suoi non meno che dagli altri. Sottentrò in sua vece ad occupare la suprema dignità della repubblica Pietro Landò, vecchio di 78 anni : eletto il giorno 19 del susseguente gennaro. Intorno a questo medesimo tempo era venuto a morte anche Francesco I, duca di Urbino, il quale aveva servilo per quindici anni la repubblica in qualità di comandante generale. In contrassegno di riconoscenza e di affetto, il senato gli fece celebrare solenni esequie nella chiesa de’santi Giovanni e Paolo: ove onorevole orazione funebre gli pronunziò Lorenzo Contarini. La statua di lui, fu mandata in dono alla repubblica da un suo successore, Francesco II della Rovere, duca di Urbino, il quale, non avendo