anno 1524. 67 » "¡orni passali, da che il campo francese si pose sollo quella città: t lutlavia nò veggiamo mollo crescere le loro speranze d’ottcner-» la, nè diminuirsi l’animo et l’ardore di quelli di dentro di difen-» derla, nè la sollecitudine de’capitani imperiali per soccorrerla. • 11 prevedere il fine di questa espugnatione è certo cosa molto » difficile, ma facile il conoscere che da questa habbi per la mag- • gior parie a dipendere il successo di tulle 1’ altre cose : peroc-» cbè lenendosi per gl’imperiali la città di Lodi et di Cremona, » nelle quali banno posto mollo presidio et attendono con molta » diligenza a fortificarle, se essi potranno difendere et conservare • anco Pavia, aspettando presto, come sappiamo, ajuli di fanti • spagnuoli et allemani et la persona islessa dell’ arciduca Ferdi-» nando, potranno facilmente mantenere lo slato di Milano el co-» stringere i francesi a ripassare presso i monti. E quanto più l’e-» sercito loro è numeroso et ripieno di tutta la nobiltà di Francia, » tanto più si può dubitare, che sia per disfarsi facilmente, el per » le gravi spese el incommodi, ne’ quali non polrà reggersi lungo • tempo, el per seguire il naturale costume di quella natione, non » alla a sopportare con palienza et senza tedio la lunghezza d’ al-» cuna impresa, come hormai per molte esperienze havute nello • spatio di pochi anni, s’è potuto benissimo conoscere. Se dunque » avvenisse ciò, che veggiamo essere così facile che avvenir possa, > che i francesi o cacciati dalle forze de’ nemici, o confusi per gli » suoi proprii disordini, cedessero il ducalo di Milano, et si rilor- • nassero in Francia; et che noi ci trovassimo di bavere abban-» donala l’amicilia di Cesare, disprezzata la confederatione, vio-» lali i patti, et con questa incostante volontà et incerta fede, acqui-» statane non pur la disgralia di lui, ma grande odio presso a tulli; • qual cosa non potressimo noi temere con ragione, vedendo gli » imperiali potentissimi di forze et malissimo soddisfatti di noi, • atti a poterci offendere et disposti a farlo ? Da che non poco si » accrescerebbe a noi stessi il dispiacere et si ditninuiria presso » gli altri la compassione delle afflitioni et pericoli nostri, havendo