330 LIBRO XXXII, CAPO IV. E di fatto l'arciduca accusava i veneziani di avere partecipato ad una faccenda sì considerevole: e quando se ne giustificarono, pretendeva che Fajutassero a ricuperare il suo possedimento ; lo che importava conseguentemente una dichiarazione di guerra alla Francia. Francesco I d’ altronde colgeva il destro di questo incidente per trarre dalla sua la repubblica ed impegnarla a conservargliene il dominio; la qual cosa non sarebbesi potuta eseguire senza dichiararsi apertamente contro 1’ Austria. Lo Strozzi e il Sacchia intanto, vedendosi minacciati di assedio dalle armi austriache, audacemente dichiaravano, che avrebbero consegnato Marano ai turchi, piuttostochè renderlo all’ arciduca. La repubblica vedeva con terrore, che per siffatto avvenimento avesse ad essere aperto tantosto un asilo ai turchi nell’ interno dell’Adriatico ; ed angustiata considerava, che Solimano avrebbe facilmente approfittato di quella occasione per impadronirsi di un punto sì vantaggioso, per cui tutto lo stato veneziano sarebbesi trovato esposto alle scorrerie e agl’ insulti delle si>e flotte. L’ imbarazzo del senato era gravissimo. Tentò una precauzione prudenziale, ma con poco profitto. Infatti proibì, sotto le pene più severe, a tutti i sudditi della repubblica di por piede in Marano o di portarvi qual si fosse soccorso. Fece catturare in Udine il padre e la moglie del Sacchia, per averli ad ostaggio contro i perversi disegni di quell’ audace cooperatore ad un' impresa di tanta rilevanza. Cercò nel tempo medesimo di lusingare con promesse e con proposizioni di accomodamento gli usurpatori del castello, acciocché non accogliessero guarnigione turca, ove l’arciduca gli avesse stretti di assedio. Ferdinando mandò a Venezia il vescovo di Trento per chiedere al senato assistenza e per terra e per mare, onde ricuperare Marano. Col darla i veneziani avrebbero violato la neutralità, col negarla sarebbero caduti nel sospetto di complicità coi facinorosi. Gli fu risposto pertanto, che il senato, propenso ognora per la giustizia, desiderava sinceramente, che l’arciduca ricuperasse