kn LIBRO XXXII, CAPO XXV. CAPO XXV. Disciplina esterna del clero veneto, e suoi rapporti col temporale principato. La chiesa di Venezia innalzala al grado di chiesa patriarcale, dopo la soppressione del patriarcato di Grado, entrava nel rango delle primarie sedi d’Italia. La repubblica, siccome sulla chiesa gradese, così anche sulla veneziana continuò ad esercitare il suo diritto di nomina e d’investitura, la quale conferivasi solennemente dal doge. Sulla quale investitura temporale furonvi non lievi dis-sidii colla corte di Roma, massime nel secolo, in cui tutta 1’ Europa si trovava agitata per simile cagione. Ho tralascialo fin qui di parlarne in questa mia storia, per darvi luogo seguitamene : ed eccomi a farlo, pigliandone le mosse sino dagli anni primi della veneziana consociazione, ed avanti altresì 1’ esistenza della diocesi di Venezia. Sino da quell’ età adunque, in cui ripiantalo il seggio ducale, cioè nell’anno 697, l’assemblea generale, composta del clero e del popolo della nazione, aveva stabilito, tra i limiti dell’ autorità da conferirsi al primo doge, il diritto altresì di dare l’investitura ai vescovi e agli abali, con pompa e solennità nella chiesa (i). Perciò anche al nuovo vescovo di Olivolo diede l’investitura il doge Maurizio Galbajo, siccome i dogi antecessori di lui l’avevano data ai vescovi e ai patriarchi negli anni addietro e siccome continuarono a darla anche in seguilo, in tutti i secoli posteriori sino alla metà circa del XV. Per la quale progressione continua del-P esercizio di un tale diritto nei dogi veneziani, ci è fatto palese (i) u Ejus jussione clericorum conci- n vesliluras acciperc et ejus mandato in-» lia et clectiones praelaturarum a clero n tlironizari, eie.» Cron. di Andr. Dan-» et populo inchoare, et clecli ab co in- dolo.