62 LIBRO XXIX, CAPO XIX. raccolti dal novarese e nella Lomellina. Era progetto dei confederati di assalirlo colà nel suo campo ; ma dopo di averne fatto le più diligenti indagini, conobbero difficile di troppo quell’impresa, e perciò deliberarono di passare piuttosto il Ticino a Pavia, donde occupare la Lomellina ed impedire da quel lato ai nemici l’asportazione dei viveri. Posero ad effetto la loro deliberazione il giorno 2 di maggio 1524. Passati di là stabilirono il loro campo a Gambulò. Fu dato l’incarico al duca di Urbino di sforzare il posto di Garlasco, eli’è tra Pavia e Gambulò. Vi si accinse prontamente, e dopo avervi dato l’assalto per ben otto volte, alla fine se ne fece padrone. L’ammiraglio francese, dacché s’era accorto delle intenzioni del nemico, aveva ripassato nuovamente il Ticino ed erasi trincerato presso a Vigevano. Di là non gli fu possibile impedire, che i confederati gli togliessero Santirana, e che quinci s’inoltrassero ad occupare Vercelli. Sempre più dura perciò e più pericolosa diveniva la situazione dell’ esercito francese. Indarno si lusingava il Bonnivet ora di un’ assistenza da un lato, ora di una risorsa dall’altro. Sperava nella diversione, che stava per fare sulle terre dei veneziani, verso Bergamo, Benzo da Ceri alla testa di seimila grigioni : sperava in un corpo di seimila svizzeri, eh’ erano discosti, circa sei leghe dal Sesia : ma tutte queste sue speranze riuscirono a vuoto ; sicché si vide costretto a passare il Sesia ed avviarsi alla volta delle Alpi, per ritornarsene in Francia. Lo passò a Bomagnano, inseguito dai confederati, che attaccarono la sua retroguardia e la danneggiarono gravemente : nel qual fatto d’ arme lasciò la vita il cavaliere Bajardo. Qualche dì innanzi crasi resa la guarnigione francese, che occupava il castello di Cremona: le guarnigioni,che presidiavano Lodi e Alessandria, mancanti di viveri, abbandonarono quelle città dietro una discreta capitolazione. I tedeschi volevano, che il duca di Urbino inseguisse colle truppe della repubblica i francesi sino alle falde dei monti ; ma non estendendosi a tanto gli ordini avuti dal senato ; perciocché