5i6 LIBRO XXXI, CAPO XXI. • millesimo 947, in le calcndc della Luna di Guimaxel Acheus, » furono scritti, che. veneria ad essere della maestà del profeta » Giesù, a cui la salute divina salvi, nel suo millesimo mille cin-9 quecenlo quaranta ; il secondo dì del mese di ottobre furono • scritti in la magna et imperiai sedia di Costantinopoli, «t così » sia noto; et aireccclso sigillo, che non ha pari al mondo, si ha da » crederli et prcstaeli indubitata fede. » CAPO XXI. Tradimento scoperto : punizione dei traditori.. Tosto che in Venezia ebbesi notizia e della pace eonchiusa e delle condizioni che la fecero conchiudere, s'incominciò alquanto a bisbigliare contro 1’ ambasciatore, quasiché avesse di troppo oltrepassato i limiti della sua autorità. Ma tutti ben presto cangiarono di opinione, quando fu loro palese, che dal consiglio dei dieci, al quale negli affari di questa guerra, siccome s’è veduto, dal maggior Consiglio era stata raccomandata la suprema amministrazione, ne aveva egli ricevuto i poteri. E tanto più con ragione cessarono i lagni contro l’ambasciatore, quando si seppe, ch’egli appena giunto a Costantinopoli aveva incominciato bensì a negoziare per la pace, secondo le istruzioni avute dal senato, ma che poscia fu costretto a discendere alle più a.Mpie, perchè trovò che i ministri turchi erano pienamente informati della doppia autorità conferitagli e delle più minute istruzioni dategli sì dal senato che dal Consiglio di dieci. Traditori della patria e rivelatori del secreto erano stati due (rateili della famiglia Cavazza, Costantino e Nicolò, l’ uno secretano del Consiglio dei dieci, l’altro del senato, entrambi d’ accordo col patrizio Maffio Lion, il quale, perciocché Savio di Terraferma, aveva accesso alle adunanze dell’ una e dell’ altra delle suindicate magistrature. Tutti e tre erano stipendiati dall’ ambasciatore di Francia, a cui rivelavano ogni secreto sì dei decemviri che dei