546 LIBRO XXXII, CAPO XI. guerra ; e fu dichiarato che la libertà del commercio con le nazioni amiche non escludeva dalla dominante qual si fosse straniero, e che perciò anche i cittadini di Augusta avrebbero potuto godervi lo stesso favore. Ed in questa circospetta neutralità si contenne la repubblica in tutto il tempo delle gravi vertenze di tutto l’anno 1546; nel cui declinare furono costretti i protestanti a sottomettersi. In questo medesimo anno accadde, che i cenedesi, malcontenti del governo, con cui li trattava il cardinale Marino Grimani, Io accusarono al senato ed ottennero, che ne fosse spogliato, ed eglino respirassero dalle sostenute angarie coB’ avere un governatore più ragionevole e umano. CAPO XI. Neutralitìi dei veneziani in mezzo alle nuove vicende degli stati d’ Europa. La morte del re Francesco I di Francia e del re Enrico Vili d’Inghilterra, e poco dopo, 1’ assassinio del duca di Parma Pier-Luigi Farnese figliuolo del papa, cagionarono uno sbilancio considerevole nella politica dei varii stati d’Europa. I veneziani, che se ne stavano sempre alla vedetta per non lasciare giammai prender piede qual si fosse politica, la quale avesse potuto turbare la tranquillità dei loro dominii, si diedero premura a prevenire le conseguenze di luttociò. Per questo motivo il senato diede pronti ordini, acciocché fossero rinforzate le guarnigioni di Brescia, di Verona e delle altre piazze della Lombardia veneziana : incaricò Stefano Tiepolo d’invigilare alla loro sicurezza in qualità di provveditore generale: fece venire a Venezia il duca di Urbino ad assumere il comando generale delle truppe di terra. Tutte queste precauzioni della repubblica fecero nascere nel-1’ animo jlel papa e del re Enrico II, successo al defunto Francesco!, la speranza, che il senato si determinerebbe al fine a romperla